CALCIO
- TV = CAOS!
Un caos
figlio dei tempi, un guazzabuglio dal quale sembra
complicato tirarsi fuori. In un momento in cui il calcio
avrebbe bisogno di un potente rilancio, ci accorgiamo
che il gioco più popolare al mondo, qui in Italia,
rischia la paralisi. E non per ragioni riconducibili
allo sport stesso, ma alla gestione che di questo se ne
fa, appiattendosi (forse inevitabilmente ma di sicuro
rischiosamente) sulle corpose entrate derivanti dalla
cessione dei diritti TV ad emittenti del calibro di Sky.
E il rischio, appunto, è che nel momento in cui tali
risorse vengono meno si minaccia addirittura lo stop a
tempo indeterminato, mentre il calendario sembra già
scoppiare di appuntamenti con numerose partite
infrasettimanali.
Non c'è
pace, dunque, per questo calcio, soprattutto quando si
parla di Serie B, vittima designata del sistema
calcio-pay TV. Proprio la gestione delle risorse
provenienti dalla cessione dei diritti televisivi,
infatti, ha determinato una frattura senza precedenti
tra Serie A e Serie B, con la prima in grado di
dirottare nelle proprie casse (per lo più in quelle già
colme dei club più prestigiosi) la quasi totalità di
questo flusso di danaro, lasciando gli sgoccioli alle
società di Serie B, ormai non più comprimarie in quello
che è definito "spettacolo-calcio" ma lontanissime
parenti che provano a restare a galla in un mare di
difficoltà economiche, rivendicando diritti che vengono
ignorati o, nella migliore delle ipotesi, elargiti con
malcelato fastidio da chi egoisticamente giustifica tale
squilibrio facendosi forte del proprio smisurato bacino
di tifosi. E qui varrebbe la pena aprire una parentesi,
dato che è sotto gli occhi di tutti che proprio con
l'avvento delle pay-tv i grossi club non solo hanno
visto crescere smisuratamente i mezzi finanziari a
propria disposizione ma, di fatto, hanno fagocitato gran
parte del bacino di tifosi delle realtà provinciali, in
passato unica vera risorsa economica dei piccoli club,
tracciando un allarmante divario con la Serie B e
decretandone una perdita di importanza senza precedenti
e che mal si concilia con i costi ormai fuori portata
per le squadre che vi militano.
Se a tutto
ciò si aggiunge la mancata lungimiranza di chi, anche
nella serie cadetta, non ha saputo spuntare un contratto
pluriennale con Sky nella stagione in cui la Serie B
annoverava tra le proprie fila Juventus, Napoli, Genoa,
Bologna ecc. accontentandosi della logica del "tutto e
subito", il quadro diventa sconfortante. E' probabile
che vi sia stato un errore di valutazione, illudendosi
che la Juventus avrebbe sostato almeno un paio d'anni a
causa del notevole handicap con cui avrebbe dovuto
affrontare il campionato. E sappiamo tutti com'è andata
a finire...
Ora,
dunque, ci si ritrova punto e a capo, in una situazione
disastrosa, in costante fibrillazione, con le solite
schizofreniche prese di posizione, quasi bastasse la
minaccia di uno sciopero per uscire da una condizione
ormai cronicamente paradossale. E con le loro
risoluzioni dimostrano ancora una volta che le scelte
sono dettate unicamente da ragioni di profitto economico
e mai tenendo in considerazione i sacrosanti diritti del
tifoso, il fulcro grazie al quale il pianeta-calcio può
ruotare. Anticipi, posticipi, spostamenti, scioperi,
scandali, decreti e quant'altro stanno frastornando
l'utente finale, ma nessuno sembra curarsene. In questo
marasma generale, nessuno sembra accorgersi che il
tifoso non ne può davvero più e si sottovaluta il
rischio che, continuando di questo passo, chi alimenta
la terza industria del paese lascerà al proprio destino
il gioco che gli è stato soffiato via e distrutto.
E a quel
punto sarà il collasso del calcio, c'è da scommetterci.
05/09/2007
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